La lavorazione del vimini e delle erbe palustri

Per un lunghissimo periodo di tempo la media Val d'Enza è stata il luogo eletto per la lavorazione del salice da vimini. 

Questo tipo d'artigianato, che ha profondamente caratterizzato il territorio di Canossa e dei suoi dintorni fino ad alcuni decenni fa, ha origini molto lontane che antiche testimonianze fanno risalire al secolo XVII.

La lavorazione è stata tramandata nel tempo attraverso le famiglie meno abbienti del luogo, le quali traevano da questa umile occupazione la loro spesso unica fonte di sostentamento.

La fabbricazione dei cesti, nelle varie forme e dimensioni, era legata all'abilità ed all'applicazione costante delle numerosissime cestaie locali, che riuscivano a realizzare oggetti dalle forme più svariate e di una raffinatezza estrema mediante la diversificazione dell'intreccio.

I giovani ramoscelli del "sales viminalis", chiamati comunemente vimini, venivano raccolti e mondati della tenera corteccia, nelle folte ceppaie lungo i corsi dell'Enza e del Secchia, dalle cestaie stesse nei mesi di giugno e luglio, quando avevano raggiunto il giusto grado di maturazione per poter essere impiegati nelle molteplici esecuzioni.

Così, intessuti gli uni con gli altri, i ramoscelli si trasformavano nelle tradizionali ceste dalle varie forme e dimensioni - che nella terminologia dialettale locale venivano distinte in "cèst", "cavagn" e "paner" - o in altri oggetti più fini ed elaborati, secondo l'abilità e la fantasia delle lavoratrici. Ancora oggi, a Ciano D'Enza comune di Canossa, si trovano le opere artigianali create dagli abili impagliatori, in particolare sedie, ceste e panieri.

Da : Il portale della regione Emilia-Romagna